Mi è capitato di leggere un vecchio resoconto sulla Mostra-Campionario italo-germanica di prodotti autarchici tenutasi a Torino nell'ormai lontano 1942 e ne sono rimasto colpito. C’era un senso di urgenza e una spinta all'innovazione che, sebbene in un contesto storico diverso, trovo incredibilmente attuale. L'obiettivo dell'epoca era chiaro: l’indipendenza totale dalla produzione straniera. Oggi, pur vivendo in un mondo iperconnesso, il tema dell’"autarchia", intesa come sovranità tecnologica e resilienza produttiva, è tornato sorprendentemente sulla cresta dell'onda.
Il testo storico celebrava l'ingegno italiano e tedesco nel trovare soluzioni a materiali scarsi e costosi, come i metalli pesanti. Mi ha emozionato leggere che i ricercatori, spesso anonimi, sacrificavano l'ambizione e la gloria personale a vantaggio del bene comune e che la crisi, pur nella sua distruttività, aveva acuito l'ingegno, spingendo alla scoperta di valori ignoti e alla creazione di prodotti nuovi.
Questa mentalità di fronteggiare una crisi con l'innovazione risuona potentemente oggi. L'ingegno di allora si manifestava con le resine sintetiche che sostituivano i metalli con materie plastiche eccezionalmente resistenti e leggere, e con fibre innovative come la "fibra Pe Ce", prodotta in laboratorio e resistente alla logoratura, che prometteva tessuti durevoli per i nostri guardaroba. Queste invenzioni dimostravano la duttilità dell'ingegno umano. Oggi, questa spinta io la ritrovo nella corsa all'AI Generativa, nelle ricerche in bioingegneria e nelle tecnologie per l'energia pulita. L'Italia, ad esempio, sta investendo nello Space Rider per testare nuove tecnologie, e in startup che, come quelle con il progetto "Circular Materials", trasformano rifiuti industriali in risorse. È lo stesso spirito di massimizzare le risorse interne.
Ho notato subito la differenza fondamentale tra il concetto storico di Autarchia e la moderna ricerca di sovranità. L'Autarchia di Torino aveva un forte connotato ideologico, mirato a chiudere le porte, e a volte, comportava compromessi sulla qualità, come il minor potere nutritivo delle uova prodotte stimolando artificialmente le galline con luce elettrica, anche se a onor del vero ancora oggi questa pratica è ancora adottata da molte industrie di pollicoltura.
Oggi, l'obiettivo della Nazione non è isolarsi, ma costruire una maggiore resilienza economica per far fronte alle crisi globali. Questo si traduce nella necessità di aumentare la produzione interna di tecnologie chiave (come chip e software strategico) per non dipendere da singoli fornitori esteri. Contemporaneamente, vedo un grande sforzo nella sostenibilità, con lo sviluppo di materiali e processi locali che riducono l'impatto ambientale e la dipendenza dalle importazioni di materie prime. A riprova di ciò, so che l'investimento nelle startup hi-tech italiane ha visto un aumento significativo, superando il miliardo di euro e questo non può che essere un chiaro segno di fiducia nell'ecosistema nazionale della ricerca di base e dell'innovazione.
Oggi, la nostra sfida è trovare soluzioni che superino i limiti attuali, immaginare un'intelligenza artificiale più etica e trasparente e l'energia pulita più accessibile ed efficiente. Il vero progresso, credo, non è solo produrre di più, ma produrre meglio e in modo sostenibile, garantendo un "più luminoso avvenire" per tutti. E noi, cosa ci potremmo portare a casa da questa Mostra-Campionario italo-germanica di prodotti autarchici? Nulla di materiale ma un concetto di valore e comunque per nulla banale: l'ingegno, anche nei momenti di maggiore difficoltà, resta la nostra risorsa più preziosa.
Commenti
Posta un commento